Rinascimento Milanese
Nel 1482 Leonardo ha trent’anni e la permanenza a Firenze, nella cerchia di Lorenzo il Magnifico, dopo i primi capolavori, non è più soddisfacente per il genio del rinascimento. Egli, lucidamente, individua nella capitale lombarda il centro più adatto al proprio successo artistico.
Invia quindi una lettera a Ludovico il Moro duca di Milano dove illustra, le proprie capacità in dieci sintetici punti. Nove di questi, curiosamente, non riguardano arte e architettura, ma sono un catalogo di armi e macchine da guerra. Solo nel decimo egli presenta sinteticamente le sue qualità di ingegnere civile e, in ultimo, anche di artista. La candidatura è bene accolta e Leonardo si trasferisce a Milano, dove resterà ininterrottamente per 18 anni, sviluppando in questa città i propri capolavori.
La sublime Vergine delle rocce, oggi al Louvre, consolida la sua fama e gli vale l’ingaggio presso la Corte Ducale. Ben presto Leonardo alloggia nell’antico palazzo dei Visconti, la Corte vecchia nelle vicinanze del Duomo, e Ludovico il Moro gli affida numerosi incarichi di prestigio — il ritratto dell’amante Cecilia Gallerani, la famosa dama dell’ermellini, la decorazione della Sala delle Asse al castello degli Sforza, oltre alla famosa “Ultima Cena” nel convento dei Frati Domenicani. Leonardo sviluppa gli apparati scenografici per i festeggiamenti delle nozze con la casa d’Este e di Aragona, si occupa della pianificazione urbana, di architettura civile e religiosa, di ingegneristica e di opere idrauliche, nonché di agricoltura. Il genio del Rinascimento influenza durevolmente l’intera scena artistica milanese per tutto il XVI secolo, lasciando la scuola dei cosiddetti “leonardeschi”: Boltraffio, Andrea Solario, Cesare da Sesto e Bernardino Luini tra i principali.
Erano stati i Visconti - nel 1400 - a rendere la città una metropoli europea, rinnovando i fasti di quando - mille anni prima - Milano fu l’ultima capitale dell’Impero Romano. Sviluppando una attenta pianificazione di agricoltura e artigianato, introdussero la produzione e filatura della seta, nonché la tessitura con fili d’oro, per la quale la città divenne la prima al mondo. In architettura i Visconti adottarono lo stile gotico internazionale, a loro caro per via delle alleanze matrimoniali con la Francia. Lo stile del Rinascimento giunse in città grazie a Francesco Sforza, che chiamò alla sua corte l’architetto e scultore fiorentino Filarete. Fu però con il figlio Ludovico Sforza detto il Moro, che Milano assunse la propria eccezionale fama di capitale artistica europea, quando egli ingaggiò, insieme ad altri massimi artisti, Bramante e Leonardo.
La Manifattura di lusso
A fare di Milano la capitale del lusso non furono tanto le opere eccelse dell’architettura, della scultura e della pittura, quanto quegli straordinari oggetti d’arte creati nelle botteghe degli artigiani milanesi, a beneficio di una élite internazionale: regnanti, principi e nobili, cortigiani e altri ricchi e ambiziosi cultori d’arte.
Made in Milan era già un marchio di garanzia per le armi e le armature, e in molti altri settori dell’arte applicata, tra gli altri la manifattura di pregiati tessuti di seta come il damasco e il lampasso, l’oreficeria e l’arte degli smalti.
Milano rivestiva anche un ruolo guida nella moda: nelle doti matrimoniali delle famiglie aristocratiche europee alcuni capi di vestiario venivano designati come lombardi o milanesi.
Già dal 1400 fiorisce sotto i Visconti l’arte del metallo: brillavano per eccellenza le botteghe degli orafi e degli armaioli, capaci di produrre beni di altissima qualità. Milano vantava in particolare la produzione di magnifiche armature, apprezzate come la più cara e preziosa delle mode maschili. Ambitissimi da tutti i sovrani e dalle casate principesche e ducali sono i meravigliosi manufatti di celebri armaioli, come i Missaglia, i Negroli, Giovanni Battista Panzieri detto Zarabaglia, Lucio Marliani detto Piccinino. Sovente questi artisti affiancavano alla produzione su misura, il prêt-à-porter.
La produzione di manoscritti miniati e la lavorazione di mobili pregiati furono altresì eccellenze della produzione milanese di alta qualità, assai ricercata internazionalmente. Lo stesso dicasi per gli oggetti di cuoio, per gli accessori raffinati detti frixarie e per tutto ciò che allora come oggi fa battere il cuore ai veri amanti del lusso.
Gli oggetti prodotti a Milano nel corso del XVI secolo si distinguono per una singolare sintesi di potenza inventiva, materiali preziosi e fattura di straordinaria maestria, qualificandosi perciò come veri status symbol. Questi divennero il segno distintivo delle élites contribuendo a identificare l’appartenenza alla aristocrazia.
Dopo il definitivo passaggio della Lombardia all’Impero Austro-Spagnolo di Carlo V d’Asburgo, Milano divenne il corazon de la monarquia, una delle più importanti città dell’Impero, cui toccava il compito di provvedere al pagamento di tutte le truppe degli Asburgo nelle Fiandre, in Germania, in Austria e in Italia, e perciò vi circolavano ingenti quantitativi di oro e di argento, provenienti dalle colonie americane.
Proprio qui fiorirono quelle botteghe della bellezza da cui, con operosità e potenza inventiva, si generò un flusso ininterrotto di preziosi oggetti di lusso per il mercato internazionale. Tuttora le vie del centro di Milano, che uniscono il Duomo a Cordusio, riportano i nomi delle contrade delle arti quali Orefici, Spadari, Armorari, Speronari e Mercanti.
Stupefacenti sono gli oggetti usciti dalle botteghe degli intagliatori di pietre dure, quali vasi, coppe, caraffe, calici, piatti, cofanetti e altre suppellettili dei Saracchi, di Gasparo e Girolamo Miseroni, di Jacopo Nizzola da Trezzo e Annibale Fontana, così come le gemme e i cammei di Tortorino, Masnago e Girolamo Miseroni. I manufatti in bronzo di scultori e medaglisti come Cristoforo Foppa detto Il Caradosso e poi Leone Leoni, divengono veri e propri prototipi ammirati e imitati ovunque in Europa.
Della meravigliosa produzione dell’industria della seta e del ricamo restano solo singoli paramenti ecclesiastici, nei tesori delle chiese lombarde, oltre a frammenti di natura profana, nelle raccolte del Castello Sforzesco, nel Museo Poldi Pezzoli e in alcuni musei internazionali.
La produzione degli oggetti preziosi viene destinata alle grandi élites d’Europa e il commercio si svolge per il tramite degli agenti dei principi e dei regnanti. Vasi di cristallo di rocca, Cabinet, figure intagliate nelle pietre erano destinati alle maggiori personalità del tempo quali Carlo V e Filippo II di Spagna, Rodolfo II, Duca Alberto V di Baviera, granduca Francesco de’ Medici, Guidobaldo II Della Rovere, Guglielmo, Vincenzo e Ferdinando Gonzaga, Carlo Emanuele I di Savoia e numerose altre personalità internazionali.
La produzione degli oggetti preziosi viene destinata alle grandi élites d’Europa e il commercio si svolge per il tramite degli agenti dei principi e dei regnanti.
Vasi di cristallo di rocca, Cabinet, figure intagliate nelle pietre erano destinati alle maggiori personalità del tempo quali Carlo V e Filippo II di Spagna, Rodolfo II, Duca Alberto V di Baviera, granduca Francesco de’ Medici, Guidobaldo II Della Rovere, Guglielmo, Vincenzo e Ferdinando Gonzaga, Carlo Emanuele I di Savoia e numerose altre personalità internazionali. Molti di questi oggetti venivano commissionati come doni nell’ambito della diplomazia. La straordinaria bellezza di tali manufatti veniva massimamente apprezzata dagli acquirenti, che li conservavano nelle loro Wunderkammer o Cabinets de Curiosités.
Possiamo ringraziare questi antichi committenti e collezionisti se ancora oggi è possibile ammirare questi manufatti nei musei di Vienna, Madrid, Dresda, Monaco, Parigi e Firenze restando stupefatti di fronte alla loro esecuzione raffinata e alla loro qualità sublime.
Questa sfarzosa produzione di oggetti di lusso estremo, è la ragione per la quale la città può a buon diritto rivendicare lo status di metropoli del design e dell’industria del lusso, affondando le radici nel suo grandioso passato, dapprima come ultima capitale dell’Impero di Roma nella tarda antichità e in seguito dal XVI secolo come capitale dello stile.
Ecco perché Manifattura Milanese intende riprendere, sin dal nome e nella propria attività, la tradizione di una città che è simbolo di creatività, eleganza e raffinata capacità artigianale.
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